Per iniziare la carriera di elettrofilo NON è ovviamente il caso di realizzare subito grossi apparecchi, molto meglio impratichirsi con la materia per gradi iniziando a costruire piccoli, semplici ed economicissimi apparati che eroghino tensioni sufficientemente alte per permettere i primi esperimenti ma al contempo sufficientemente basse da essere facilmente gestibili anche dal neofita; una di queste apparecchiature è sicuramente il moltiplicatore di tensione diodo-condensatore, circuito usato anche nel campo delle basse tensioni ed utile anche per realizzare piccoli alimentatori con uscita a tensione superiore a quella che potrebbe fornire il trasformatore di alimentazione, il circuito puo' essere usato in mille modi differenti tenendo ben presente la sua piu' grande limitazione, richiede una tensione alternata in ingresso e puo' erogare esclusivamente tensione continua.
Il prototipo dell' autore e' un 12 stadi ed
stato costruito
in
mezz'ora con meno di 3000 lire di componenti, comprati in fiera (
RADIANT
) ed e' in grado di erogare poco piu' di 5000 Volt partendo dai soliti
230 V della tensione di rete: e' possibile utilizzarlo come ionizzatore
d'aria, come base di partenza per realizzare un super Van De Graaf (
"spruzzando"
l' alta tensione continua sulla cinghia rotante ) oppure come semplice
generatorino stand alone, che produce scariche di 6 millimetri in aria
libera.
Come tutti i circuiti alimentati a rete e' da considerarsi pericoloso e
va quindi maneggiato con tutte le cautele del caso, l' uscita HV NON e'
isolata dalla rete quindi NON puo' essere usata per tutti gli
esperimenti che richiedono l' isolamento galvanico dalla stessa (
oppure una tensione riferita a massa )
Prima di iniziare la sperimentazione con
qualunque
cosa, leggete attentamente i DISCLAIMER
e le
note sulla SICUREZZA
C'e' anche un apposito Mailing
List tutti in italiano dove si puo' liberamente discutere di questi
argomenti, iscivetevi ora!
Ecco in questa foto il moltiplicatore in tutta
la sua bellezza
Salta subito all' occhio che si tratta di un
circuito molto alto, specie se rapportato alle esigue dimensioni della
base.
Ed ecco un particolare del circuito.
Il fatto che si tratti di numerose "celle" uguali
tra loro, rende la costruzione molto semplificata, alla portata di
chiunque
sappia tenere in mano un saldatore dalla parte giusta senza
scottarsi!
;-)
Ed ecco un altro particolare del "traliccio":
la punta scaricante!
Alla fine del moltiplicatore, fissiamo uno
spezzone
di fil di rame rigido con funzione di terminale d' uscita.
Particolare della base.
Si notino i 2 cavetti d' ingresso per il 230
volt di rete ( quelli legati con il nastro rosso ) e il cavetto di
massa
per il puntale.
Interessante il sistema di fissaggio al
rettangolone
di plastica che funge da piedistallo ( una bella incollata con
termofusibile
)
La punta scaricante.
Per realizzarla ho preso uno stick vergine di
colla termofusibile e, dopo aver scaldato con il saldatore il sottile
spezzone
di filo di rame rigido, l' ho infilato al centro dello stick,
sfruttando
il calore accumulato; al puntale e' stato poi saldato il cavetto di
massa.
Per visualizzare lo schema
elettrico cliccare qui
Il circuito e' estremamente
semplice da costruire e si compone di un certo numero di celle
moltiplicatrici collegate in cascata, la tensione d' uscita ( a vuoto )
dipende dalla tensione di alimentazione e dal numero di celle, la
corrente massima erogabile dipende invece dal numero di celle, dalla
tensione d' uscita, dalla capacita' dei condensatori usati e dalla
frequenza di rete, qui a seguito elenco le formule semplificate che
esprimono matematicamente questo circuito.
Vout = Vin x 2 x EFF x N
C = [ ( 40.000 x N ) : f ] : ( Vout : I )
I = ( Vout x C ) : [ ( 40.000 x N ) : f ]
Dove
Vin è la tensione d' ingresso, espressa in valore
RMS ( in V )
Vout è la tensione d' uscita continua ( in V )
EFF è il fattore di correzione per il valore efficace (
vedi sotto* )
N è il numero di celle
C è il valore di capacita' dei condensatori ( in uF )
f è la frequenza della tensione d' ingresso ( in Hz )
I è la corrente massima erogabile in uscita (
in mA )
*Il moltiplicatore di tensione lavora moltiplicando la tensione di PICCO
nel caso molto comune in cui la tensione d' ingresso sia sinusoidale,
quindi alimentata direttamente a rete oppure mediante trasformatore
connesso a rete, il coefficiente EFF varra' 1,41 ( ovvero radice di 2 )
nel caso in cui la forma d' onda sia quadra ( caso tipico degli
inverterini autocostruiti ) il valore EFF sara' pari ad 1, per tutti
gli altri casi sara' sufficiente misurare la tensione di picco usando
un voltmetro con rivelatore di picco o un oscilloscopio.
Un altro dettaglio importante: il circuito proposto fornisce in uscita
tensioni POSITIVE rispetto al terminale comune, qualora siano richeste
delle tensioni negative sara' sufficiente invertire la polarita' di
tutti i condensatori e di tutti i diodi.
Una nota importante sulla sicurezza:
nello schema i collegamenti d' ingresso sono stati nominati come fase e
neutro, prendendo come esempio il caso tipico dell' alimentazione
diretta da rete; NON E' STATO FATTO PER CASO ma per una ragione
importantissima: innanzi tutto il terminale comune del moltiplicatore
e' connesso al neutro anziche' all assai piu' pericolosa fase, quindi
per evitare che la fase possa essere rettificata dalla fila di diodi e
giungere direttamente all' uscita aggiungendo pericolosita' a quella
che gia' offre l' alta tensione: i collegamenti fase-neutro vanno
assolutamente rispettati e controllati ogni volta mediante un
cercafase, NON sarebbe una cattiva idea quella di installare una presa
a muro ininvertibile e prevedere tale spina all' alimentazione dell'
apparecchiatura.
Qualora l' alimentazione sia fornita da un trasformatore o da una
qualunque altra fonte isolata dalla rete e priva di riferimento a terra
e' necessario inserire tale riferimento collegando la massaterra al
terminale comune.